mercoledì 6 settembre 2017
IL VELENO DELLO SCORPIONE
Ne avete sicuramente sentito parlarne,
dopo un servizio televisivo andato in onda a
“le Iene” lo scorso 21 settembre.
E’ un preparato di origine naturale derivante dalla lavorazione dell’estratto in soluzione acquosa della tossina del Rophalurus junceus.
Gli scorpioni catturati ed alimentati opportunamente rilasciano una piccola dose di veleno dietro stimolazione elettrica.
Dopo una serie di estrazioni, vengono nuovamente rilasciati nel loro habitat naturale.
E’ utilizzato a Cuba da lungo tempo.
Era stato casualmente notato che chi era stato morso da Rophalurus junceus, o Scorpione azzurro (che in realtà è arancione), riscontrava dei benefici di rilievo in termini di dolori o stati infiammatori.
Da qui un biologo di Guantanamo, il Dott. Misael Bordier ha scoperto le proprietà terapeutiche del veleno.
Escuzul non ha nessuna tossicità dimostrata anche se è proprio dalla tossina che viene ricavato.
Il veleno della scorpione Rophalurus junceus, da cui si estrae l’Escozul, ha una DL50 (dose letale per il 50% della popolazione di cavie a cui viene somministrata in una sola volta) di 8 mg/kg, poco pericolosa rispetto alle altre specie.
Viene prodotto in due differenti soluzioni: omeopatica e refrigerata.
La soluzione omeopatica prende il nome di Vidatox (che è quello venduto nelle farmacie cubane) o Trj c30 ( che è il nome del prodotto venduto ai soli cubani).
Il refrigerato viene prodotto essenzialmente in tre posti: all'Havana dalla Labiofam che è la casa farmaceutica statale, a Guantanamo nella clinica del Dottor Bordier e a Matanzas nel laboratorio del Dottor Monzon.
La differenza sostanziale tra il prodotto omeopatico e quello refrigerato sta nella modalità di assunzione;
ovvero,la posologia del primo è la stessa per tutti i pazienti,mentre la posologia del secondo è personalizzata.
Il refrigerato,infatti,viene dispensato sotto forma di soluzione da diluire secondo le modalità indicate dal medico cubano, una volta valutate le condizioni del paziente.
Il preparato viene distribuito per le sue proprietà terapeutiche: il suo potere antinfiammatorio, analgesico e antitumorale (presunto) è utilizzato per migliorare la qualità della vita del paziente oncologico.
Questo farmaco, elaborato dal veleno dello scorpione azzurro (l'escorpión azul - rophalurus junceusvive a Cuba e in altri Paesi dell'area), è in grado - secondo alcuni - di attenuare gli effetti secondari delle terapie tradizionali …
«L'Escozul in soluzione refrigerata aiuta moltissimo a superare gli effetti negativi della chemioterapia e delle radiazioni.
Inoltre, agendo direttamente sulle cellule ammalate, riesce a bloccarne la diffusione o a rallentarla.
Una cosa molto importante, che continuano a ripetere i medici cubani: assumere questo prodotto non può in nessun caso significare l'abbandono delle cure tradizionali.
In buona sostanza, l'Escozul
migliora la qualità di vita del paziente oncologico. Voglio aggiungere che è necessaria molta attenzione al trasporto: il farmaco - essendo appunto in soluzione refrigerata - deve essere sempre conservato a una temperatura compresa tra i tre gli otto gradi centigradi».
Per chiarire le idee consiglierei di vedere il video di un convegno tenutosi a Malta nel lontano 2013
La comunità internazionale di oncologi e farmacologi rimane comunque scettica.
C’è chi afferma di non averne mai sentito parlare, chi rifiuta di commentare e chi diffida totalmente, in quanto non esiste una sola pubblicazione scientifica al riguardo.
Tra le varie pagine web sull’argomento si parla però di una sperimentazione in corso presso l’Università di Pavia, ma il prof. Stefano Govoni, farmacologo e presidente del Comitato Etico dell' Ospedale San Matteo, lo esclude. Non solo, cortesemente ci aiuta a verificare le notizie trovate al riguardo:
“l’informazione che fanno nel sito della Labiofam è formalmente corretta.
Avvisano che sono autorizzati a distribuire il prodotto in quanto “naturale” solo in loco e che non esistono pubblicazioni scientifiche al riguardo. Parlano di una fase sperimentale pre-clinica ed auspicano di sviluppare un farmaco di sintesi in futuro, ma avvisano che è ancora presto per parlare di cura certa per il cancro”.
In particolare sarebbero stati finora osservati 10.000 pazienti affetti da cancro in trattamento con Vidatox, di cui circa 3.500 stranieri: si parla di risultati positivi sulla qualità della vita (nell’89,55% dei casi) e di riduzione dello sviluppo dei tumori, ma sempre in abbinamento alle terapie oncologiche più “tradizionali”. La sopravvivenza dei pazienti in trattamento con l’estratto di veleno di scorpione blu a 5-8 anni corrisponderebbe ad un 15,63 %, in più rispetto alla norma. I ricercatori cubani spiegano di essere riusciti ad individuare ed isolare 5 proteine (peptidi), su 9 contenute nel veleno, a basso peso molecolare che sembrano avere un’azione antitumorale potente, il che può far ben sperare alla realizzazione di un prodotto di sintesi, ma il lavoro è ancora lungo e complesso, prima di attivarsi in una sperimentazione clinica sull’uomo. Nel frattempo gli scienziati hanno confermato in vitro e in animali, il potenziale anticancro del veleno dello scorpione. Cosa significa? Govoni ci spiega ancora: “avrebbero realizzato e verificato (secondo i documenti) queste attività in vitro. Ma non significa molto. Basta pensare al caso Di Bella di qualche anno fa: non è detto che dei principi attivi efficaci in vitro o su alcuni animali, possano poi avere gli stessi effetti sull’uomo”.
Ma allora cosa pensare? Come nel caso citato di Di Bella, sembra esserci buona fede da parte degli studiosi cubani, ma nel frattempo? “Gli studi in questione non hanno rilevato effetti tossici, e pare che la qualità della vita dei malati migliori. Basta non crearsi false illusioni ed attendere che arrivino pubblicazioni internazionali”.
Io comunque vi cito un'esperienza presa in giro:
Ho un tumore al polmone dal 2006, tra una cosa e l'altra va tutto benino per fortuna.
Nel 2011 ho avuto un precipitarsi delle cose nello spazio di 3 mesi al punto che a maggio ero con il 75% di ossigeno e stava a casa con la bombola dell'ossigeno.
Tramite la web contattai dei produttori di Escozul (il veleno di scorpione cubano reso famos dal servizio delle Iene) e mi inviarono una boccetta di prodotto, non so se era autentico o meno, ufficiale o non ufficiale, ha poca importanta. Sta di fatto che nell'arco di una settimana mi sparí completamente tosse e produzione di catarro. 10 giorni dopo iniziai la chemio con il Tarceva e la cosa continuó a migliorare. Non so se a cuasa dell' Escozul, del Tarceva o delle due cose messe insieme, sta di fatto che dopo 5 mesi la mia saturazione nel sangue era passata al 98% ed io avevo ripreso a fare sport.
Ad agosto 2011 l'Escozul finí e non me ne mandarono piú. Optai quindi per l'Escozul omeopatico, quello che vendono su licenza in Albania, il Vidatox. Ho continuato con chemio e Vidatox fino a questi giorni ma volevo qualcosa di piú.
Sapevo che a Cuba ci sono dei produttori indipendenti di Escozul puro e quindi un mese fa mi sono deciso ad andare li. Non é cosí semplice andare a Cuba in cerca di Escozul ma io parlo perfettamente spagnolo e mi sono sempre arrangiato a viaggiare un pó alla selvatica. Sta di fatto che dopo un pó di tempo sono riuscito a trovarlo ed ora lo sto usando.
Il male della cosa é che ha una durata di soli 3 mesi e per evitare speculazioni monetarie lo danno solo al diretto interessato e massimo per un'altra persona esibendo documenti e cartelle cliniche.
Andare a Cuba a prendere l' Escozul, oltre che complicato é un autentico dissanguamento economico (ogni 3 mesi). Con il fine di limitare i costi sto cercando una persona che possa essere interessata averlo, chiedo solo un contributo sulle spese aeree documentate. La consegna del prodotto dovrá essere ad Udine dove sono in cura. Non si puó spedire l' Escozul con corriere per il rischio di perdere il controllo sul mantenimento della temperatura che deve essere costante.
Bruno Foster
Qualcuno si chiederà i costi:
«Cominciano dall'Escozul refrigerato: una boccetta da quaranta millilitri - sufficiente per circa venti giorni di cure - ha un prezzo che varia tra i novanta e i cento euro.
Il flacone del Vidatox omeopatico, che può bastare per un mese e mezzo di terapia, ha invece un costo compreso tra gli ottanta e i novanta euro».
Tornerò presto sull'argomento.
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venerdì 1 settembre 2017
NON BISOGNA DIMENTICARE
L'ho già ricordato in un post;
Rischia il default economico un paziente di tumore
In Italia un paziente oncologico su 5 rischia il 'default', cioè il tracollo economico:
per la prima volta si comincia infatti a parlare di 'tossicità finanziaria', ovvero della crisi economica individuale conseguente al cancro e alle sue cure, ma anche alla precarietà o perdita del lavoro che in vari casi segue alla malattia.
per questo motivo mi sono rivolto a BUONA CAUSA
Trovate articolo qui
E anche alcune cure si trovano a pagamento come la Cannabis terapia
è in corso: Cannabis Terapeutica: Accessibilità, Gratuità, Continuità per TUTTI
Trovate la Petizione QUI
Mi piacerebbe vedervi con
piccoli gesti PARTECIPARE
Vi RINGRAZIO ANTICIPATAMENTE
Enrico
Rischia il default economico un paziente di tumore
In Italia un paziente oncologico su 5 rischia il 'default', cioè il tracollo economico:
per la prima volta si comincia infatti a parlare di 'tossicità finanziaria', ovvero della crisi economica individuale conseguente al cancro e alle sue cure, ma anche alla precarietà o perdita del lavoro che in vari casi segue alla malattia.
per questo motivo mi sono rivolto a BUONA CAUSA
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E anche alcune cure si trovano a pagamento come la Cannabis terapia
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Mi piacerebbe vedervi con
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Vi RINGRAZIO ANTICIPATAMENTE
Enrico
lunedì 28 agosto 2017
VINCERE IL TUMORE AFFAMANDOLO
Se ne parla molto ultimamente e molte sono le ricerche in corso nella nuova ottica di combattere i tumori;
affamare la Bestia.
Un team congiunto di scienziati del Cancer Research UK Beatson Institute e dell’University of Glasgow ha infatti scoperto che,
eliminando dalla propria alimentazione “serina” e “glicina”, le cellule malate diventano più fragili.
La serina e la clicina sono amminoacidi polari.
vedi tabelle Qui Sotto:
affamare la Bestia.
Un team congiunto di scienziati del Cancer Research UK Beatson Institute e dell’University of Glasgow ha infatti scoperto che,
eliminando dalla propria alimentazione “serina” e “glicina”, le cellule malate diventano più fragili.
La serina e la clicina sono amminoacidi polari.
vedi tabelle Qui Sotto:
Secondo i ricercatori, la cui ricerca è stata pubblicata sulle pagine della prestigiosa rivista scientifica Nature,
il tumore morirebbe letteralmente di fame.
La strategia sembra dunque quella di “affamare” il cancro,
togliendo in maniera altamente controllata, cibi che contengono particolari molecole che non sono “essenziali” nel senso che il nostro corpo è capace di produrli da sé.
Questa tattica, di fatto non nuovissima, potrebbe favorire il successo delle cure, rendendo la malattia più suscettibile alle terapie.
Gli amminoacidi sono i mattoncini di base delle proteine e l’organismo umano non è in grado di produrli tutti, ma alcuni deve assumerli attraverso l’alimentazione.
Questi sono detti amminoacidi essenziali.
Non è questo il caso di serina e glicina che le cellule sane del nostro corpo sono in grado di produrre da sé, ma non quelle malate di certi tumori.
Ecco perché togliendo tali amminoacidi si “affama” il cancro ma non le cellule sane.
Gli esperti dei due istituti hanno studiato linfomi e tumori intestinali su topolini.
Nel corso della sperimentazione li hanno alimentati con una dieta priva di serina e glicina, vedendo che il tumore inizialmente rallentava la sua crescita e in un secondo momento diventava più suscettibile ai farmaci convenzionali oggi in uso.
Il prossimo passo, spiegano gli autori della ricerca, sarà allestite dei tria clinici su pazienti per vedere se diete rigidamente controllate (preparate e gestite da medici esperti) e prive di questi amminoacidi possano conferire un qualche vantaggio terapeutico al paziente.
La scoperta, che viene vista positivamente dalla comunità scientifica, lascia tuttavia perplessi alcuni luminari italiani. “Quando abbiamo tentato di prendere le cellule tumorali per fame, eliminando il glucosio dalla dieta dei pazienti – ha spiegato Maurizio Muscaritoli, presidente della Società Italiana di Nutrizione Clinica e Metabolismo, nonché docente alla Sapienza – abbiamo fatto più che altro danni, proprio perché l’organismo è in grado di produrre autonomamente questo nutriente.
Ben vengano tutti questi tentativi, ma finora non siamo mai riusciti a tradurre i risultati ottenuti sui topi anche sull’uomo”.
sabato 26 agosto 2017
La popolazione più longeva del mondo
Se ne è parlato spesso ultimamente, sia sul web
che in televisione, è certo che il nostro intervento
sta distruggendo questa civiltà.
E' certo che dietro un certo modo di vivere ed alimentarsi c'è un segreto che può portare ad una vita longeva e sana.
Gli Hunza, la
popolazione più longeva del mondo.
E’ il popolo degli
Hunza: questa popolazione non solo vive in media 130-140 anni ma non conosce
neppure le nostre tanto temute patologie degenerative, il cancro, malattie del
sistema nervoso, ecc..
Vivono al confine nord del Pakistan all’ interno di una valle sulla catena Himalayana e sono la popolazione in assoluto più longeva della terra.
La nostra èlite medica
si vanta di tenere in vita i nostri anziani fino agli 80 anni e oltre.
Ebbene, gli Hunza, senza
ricorrere ai prodigi della nostra scienza mendica, a cento anni sono vivi,
incredibilmente attivi, lavorano ancora nei campi e curano i loro figli con
estrema vivacità e vitalità.
Le donne Hunza sono
ancora prolifiche anche oltre i novant’anni. Chiaramente per riuscire a
concepire a tale età, il loro fisico è ancora piuttosto giovanile e non ha
nulla a che vedere con le nostre novantenni.
Gli strumenti indiscutibilmente più utili alla loro longevità paiono essere il lungo digiuno a cui sono sottoposti ogni anno, l’alimentazione vegetariana e l’acqua alcalina presente nelle loro terre.
Gli Hunza vivono infatti
dei frutti della natura e soffrono anche un lungo periodo di carestia nei mesi
invernali.
Adottano forzatamente quello che i naturopati definiscono “digiuno
terapeutico”.
L’altopiano su cui vivono, in Pakistan, è un luogo in gran parte
inospitale e non dà raccolto sufficiente per alimentare i 10.000 abitanti Hunza
per tutto l’anno.
Coltivano orzo frumento,
miglio, grano saraceno e la verdura da orto: pomodori, cavoli, spinaci, rape,
piselli e avevano numerosi gli alberi di noci e albicocche, ciliegie, more,
pesche, pere e melograni.
Fino a marzo però,
quando matura l’orzo, digiunano anche per settimane intere (fino a due mesi in
semi digiuno) per poter razionare i pochi viveri rimasti in attesa del primo
raccolto.
Il bello è che questa “bizzarra” consuetudine, che secondo vecchi concetti di nutrizionismo porterebbe a debolezza, morte e distruzione, al contrario nel corso degli anni ha prodotto nella popolazione straordinarie capacità di vigore.
Un Hunza può andare camminare tranquillamente per 200 km a passo spedito senza mai fermarsi.
Le forti doti di resistenza sono conosciute in tutto l’oriente, tanto che nelle spedizioni Himalayane, sono assoldati come portatori.
Anche in molti animali
il digiuno è una cosa normale per la sopravvivenza, nei periodi di carenza di
prede.
In autunno gli stambecchi, camosci e cervi mangiano molto di più per
accumulare grasso per l’ inverno, che a causa dell’ altitudine dove vivono, non
permette l’ approvvigionamento di cibo sufficiente.
Il bello che i violenti
scontri che i cervi hanno tra di loro per l’ accoppiamento e la successiva
fecondazione avvengono proprio in pieno inverno, quindi praticamente a digiuno,
che non compromette, anzi enfatizza le loro energie.
Gli uccelli migratori
mangiano a fine estate più del fabbisogno e quando partono verso i luoghi più
caldi sono talmente grassi da pesare il doppio del normale. Ma durante la
migrazione, che può arrivare anche a 5000 km, non si fermano mai e a fine corsa
il loro perso ritorna normale.
I lupi cacciano per
giorni, ma poi possono restare per settimane senza mangiare e nello stesso
tempo percorrono grandi distanze per procacciare altro cibo, vivendo con il
solo grasso corporeo come del resto quasi tutti i predatori.
Anche i pesci digiunano,
come per esempio il salmone, che nella sua famosa risalita del fiume non
ingerisce nulla, nemmeno nel successivo periodo della posa delle uova.
In sostanza il digiuno è
una condizione che non è quindi nata da 10.000 anni, ma da milioni di anni
della storia stessa dell’uomo/animali ed è per questo che apporta molti
benefici.
Acqua alcalina
L’ultimo elemento fondamentale per la forza, e la longevità di questo popolo fu la composizione dell’ acqua.
L’ultimo elemento fondamentale per la forza, e la longevità di questo popolo fu la composizione dell’ acqua.
Dopo diversi studi
emerse che l’acqua degli Hunza possedeva elevato pH (acqua alcalina), con
notevole potere antiossidante ed elevato contenuto di minerali colloidali.
Effettivamente come
sperimentatore e ricercatore indipendente devo dire che digiunare con acqua
alcalina è molto più semplice che digiunare con acqua di rubinetto o
imbottigliata.
L’acidosi metabolica
innescata dal digiuno prolungato viene infatti compensata e il ph rimane più
stabile.
Per quanto riguarda
l’alimentazione ho già spiegato che l’unico frutto a mantenere il ph umano
stabile è la mela rossa; nel digiuno invece ci si può aiutare bevendo acqua
alcalina, acqua con argilla verde ventilata, o facendo lavaggi interni/esterni
con acqua e sale integrale.
Oggi il territorio degli Hunza è stato intaccato dalla società “evoluta” e anche lì sono arrivati cibi spazzatura, farina 0 impoverita, zucchero bianco, sale sbiancato chimicamente, ecc… e con loro le prime carie, le prime problematiche cardiovascolari, i primi problemi reumatici che l’Occidente evoluto conosce bene.
In pochi sono riusciti a
scampare da questo inquinamento “evolutivo” evitando ogni forma di contagio con
usanze e abitudini percepite ad istinto come innaturali e dannose.
Andrea Conti
Dottore in Fisioterapia
Università degli Studi di Roma
Dottore in Fisioterapia
Università degli Studi di Roma
venerdì 25 agosto 2017
IL CANCRO, UNA SCONFITTA !
Mell’immaginario
collettivo
è vista come una sconfitta,
un limite alla vita: la Malattia.
Vi allego qui di seguito un'articolo scritto per noi dalla cara amica Isabella Gioffré.
Parliamo di
ciò che nell’immaginario collettivo è vista come una sconfitta, un limite alla
vita: la Malattia.
In molti
casi questa parola è legata alla paura, alla dipendenza, alla manipolazione
farmaceutica e psicologica che questo sistema sociale impone e utilizza per
spegnere l’esistenza umana.
Come ben
evidenziato nei social tutto l’organico politico-economico spinge alla
Sicurezza che pian piano ci sta togliendo la libertà!
Essere
liberi è legato non solo e sempre a poter fare ciò che ci piace ma,
soprattutto, a essere in grado di sentire, pensare scegliere per noi stessi
senza vincoli o credenze ormai virali su questo pianeta.
La malattia
viene usata e spiegata in mille modi da tanti operatori della medicina
allopatica e di quella olistica.
Spesso le emozioni e l’instabilità che
scaturiscono dalla malattia portano le persone a cercare la soluzione
fuori di se stessi e ad affidarsi a chiunque possa prendersi
apparentemente in carico la soluzione del problema.
Difficilmente
le persone utilizzano la malattia intendendola come una reazione di compensazione fisica a ciò che il processo
psicologico-emozionale non è riuscito a risolvere.
Il corpo
sprigiona cellule deviate o in eccesso esattamente come sprigiona eccesso di fuoco ( esempio le
infiammazioni) o di acqua ( esempio i versamenti ) o di aria ( esempio i
gonfiori ) per andare a fermare l’attività fisica e richiamare l’attenzione
della mente sul corpo.
La malattia è una segnalazione del disagio che nasce
all’interno di noi stessi e del quale, spesso, non vogliamo risolvere la causa
ma solo i sintomi.
Per questo
motivo ultimamente c’è un divulgarsi di medicine più o meno scientifiche e di
tecniche olistiche (a volte esoteriche) che garantiscono la guarigione.
La
guarigione passa solo attraverso la piena consapevolezza che tutto ciò che
viviamo corrisponde esattamente alla vibrazione in cui soggiorniamo.
Sin
dall’antica Grecia e ancor prima nelle civiltà Mesopotamiche , si era a
conoscenza che il pensiero modifica lo stato vibrazionale e quindi
elettromagnetico del corpo e delle cellule.
Una visione
della vita omnicomprensiva e basata sulla responsabilità intesa come essere abili a rispondere delle proprie
azioni e quindi liberi di co-creare, è l’unica via per poter trasformare la propria
esistenza di giorno in giorno.
Impariamo
ad osservare qualunque livello di malattia come un urlo che arriva dalla nostra
anima e ci dice: Dove sei? Dove stai andando? Chi sei davvero?
La finalità
della nostra vita è di vivere la gioia dell’esistenza e riconoscere la nostra
divinità in ogni gesto, pensiero e
sensazione.
Le tecniche
olistiche basate solo sull’approccio mentale non portano grandi risultati .
Esattamente
come la malattia arriva per riequilibrare una serie di comportamenti poco
funzionali all’espressione dell’essere, così bisogna prendere in considerazione più elementi per
ritrovare la strada e fare della malattia un’opportunità e non una morte
annunciata.
Per portare
equilibrio ci sono molte vie , basta ricordarsi che mente, corpo e spirito sono
un’unica espressione dell’essenza umana.
Alimentazione,
respirazione, attività fisica, espressione di se stessi attraverso attività
creative, silenzio, non attaccamento, ringraziare, oggettività, ascolto, sono
alcune delle cose che possono aiutarci ad evitare di scivolare nell’appiattimento celebrale,
emotivo e psicologico che sono il
miglior terreno affinchè arrivi la malattia.
Impariamo
ad osservare ogni forma di malattia come una richiesta di aiuto dal nostro mondo
interiore e chiediamoci:
Quando e
come ho tradito me stesso?
A chi e a
che cosa ho ceduto il mio potere personale?
Quanto ho
vissuto la mia libertà?
Dove sono
finiti i miei sogni, l’entusiasmo e la passione?
Quanto sono
a servizio di un sistema che mi rende schiavo di apparenze e di servilismo?
Ognuno di
noi sa ed è cosciente delle risposte, la difficoltà è scegliere di vederle e
cambiarle.
Il cambiamento
è l‘azione indispensabile per portare a
compimento lo scopo della vita qui sulla
terra.
Un
suggerimento in ambito olistico?
Diffidate
di guarigioni esterne che non contemplino una vostra scelta interiore,
diffidate di pozioni e di amuleti magici, allontanatevi da chi vi chiede di
diventare seguaci o adepti, da chi vi dice che solo attraverso di lui/lei troverete
la guarigione, fate molta attenzione ad evitare la dipendenza da cose e da persone.
Ricordatevi:
la guarigione a tutti i livelli è una scelta interiore!
Un
operatore può aiutarvi a ritrovare la forza e l’energia per mettervi in
contatto con la vostra divinità interiore , può aiutarvi a lasciar andare un
esubero emozionale, può aiutarvi a fare silenzio e chiarezza, ma……… i passi da
fare sono solo vostri!
La vita è
un’esperienza magica che utilizza la dualità solo per permetterci di essere il
meglio di chi siamo.
Siate
presenti, accettate ciò che avete co-creato, e osservate tutto ciò che potete
cambiare e cambiatelo!
Buona vita
a tutti noi
sabato 12 agosto 2017
Il REGALO PER IL MIO COMPLEANNO
Ho deciso di raccogliere gli articoli del blog in modo di
averli sottomano e poter leggere con calma, spero vi sia gradito.
BUONA LETTURA
giovedì 10 agosto 2017
SEI PAZIENTI SU 10 SCONFIGGONO IL TUMORE
SEI PAZIENTI SU 10 SCONFIGGONO IL TUMORE?
Articolo nuovo mi lImito a fare un copia incolla mi riservo di controllare i dati visto che non esiste una vera banca dati nazionale.
di Adnkronos
Lucca, 8 ago. (AdnKronos Salute) - Nonostante il 46% dei cittadini consideri ancora il tumore una patologia incurabile, 6 pazienti su 10 riescono a sconfiggere la malattia, e sono in totale un milione e 900 mila le persone che si possono considerare guarite perché hanno superato la soglia dei cinque anni dalla diagnosi.
Questi dati saranno al centro del convegno 'Il male curabile, le ultime frontiere contro il cancro' che si tiene oggi al Caffè della Versiliana a Marina di Pietrasanta (Lucca). "Grazie alle nuove cure e alle diagnosi precoci anche quello che è stato definito come 'il male del secolo' sta diventando una malattia sempre più cronica - osserva Francesco Cognetti, presidente della Fondazione 'Insieme contro il cancro' -
Questo comporta tutta una serie di nuove sfide che l’intera collettività deve saper affrontare. Ritorno al lavoro, desiderio di diventare genitori, possibilità di accedere ai servizi fondamentali come tutti gli altri cittadini sono solo alcune delle esigenze di una persona che lotta (o che ha lottato) contro una neoplasia". "Dobbiamo però anche constatare che in Italia manca una vera e propria cultura della prevenzione oncologica. Alcuni comportamenti scorretti - sottolinea Cognetti - sono infatti ancora troppo diffusi e interessano anche i giovani.
Per esempio, fuma regolarmente il 22% della popolazione e le donne con questo vizio sono aumentate di oltre 1 milione nell’ultimo anno". "Anche l’adesione ai programmi di screening è insufficiente - evidenza Cognetti -
La ricerca del sangue occulto nelle feci è in grado di individuare precocemente il tumore del colon-retto, il più diffuso tra gli italiani, ma il 20% dei pazienti colpiti, però, presenta al momento della diagnosi la malattia già in stadio avanzato.
Servono quindi più campagne informative per aumentare il livello di consapevolezza tra i cittadini su questo delicato tema".
All’incontro della Versiliana ampio spazio è dedicato alle novità terapeutiche a disposizione dei clinici e dei pazienti: "L’ultima frontiera dell’oncologia è l’immunoterapia - sostiene Michele Maio, direttore Uoc Immunoterapia oncologica e del Centro di immuno-oncologia dell'Aou Senese -
Si basa sul principio che il nostro sistema immunitario se opportunamente stimolato può contrastare l’avanzata di un tumore. Sono stati presentati molti studi interessanti su diverse patologie: si associa alla chemioterapia, alle terapie target e alla radioterapia con risultati davvero insperati fino a pochissimi anni fa". "A livello di ricerca medica, resta ancora molta strada da percorre soprattutto per quanto riguarda certe forme di cancro particolarmente insidiose - aggiunge Cognetti - ed esiste infine l’annoso problema della sostenibilità del sistema sanitario nazionale.
Attualmente - ricorda - in Italia registriamo percentuali di sopravvivenza più alte rispetto alla media europea per molte neoplasie.
Se vogliamo continuare ad avere questo primato servono nuovi investimenti, soprattutto per quanto riguarda la prevenzione.
Dobbiamo riuscire il più possibile ad aumentare i comportamenti salutari tra i cittadini e anche il numero delle diagnosi precoci", conclude il presidente della Fondazione 'Insieme contro il cancro'.
di Adnkronos
Lucca, 8 ago. (AdnKronos Salute) - Nonostante il 46% dei cittadini consideri ancora il tumore una patologia incurabile, 6 pazienti su 10 riescono a sconfiggere la malattia, e sono in totale un milione e 900 mila le persone che si possono considerare guarite perché hanno superato la soglia dei cinque anni dalla diagnosi.
Questi dati saranno al centro del convegno 'Il male curabile, le ultime frontiere contro il cancro' che si tiene oggi al Caffè della Versiliana a Marina di Pietrasanta (Lucca). "Grazie alle nuove cure e alle diagnosi precoci anche quello che è stato definito come 'il male del secolo' sta diventando una malattia sempre più cronica - osserva Francesco Cognetti, presidente della Fondazione 'Insieme contro il cancro' -
Questo comporta tutta una serie di nuove sfide che l’intera collettività deve saper affrontare. Ritorno al lavoro, desiderio di diventare genitori, possibilità di accedere ai servizi fondamentali come tutti gli altri cittadini sono solo alcune delle esigenze di una persona che lotta (o che ha lottato) contro una neoplasia". "Dobbiamo però anche constatare che in Italia manca una vera e propria cultura della prevenzione oncologica. Alcuni comportamenti scorretti - sottolinea Cognetti - sono infatti ancora troppo diffusi e interessano anche i giovani.
Per esempio, fuma regolarmente il 22% della popolazione e le donne con questo vizio sono aumentate di oltre 1 milione nell’ultimo anno". "Anche l’adesione ai programmi di screening è insufficiente - evidenza Cognetti -
La ricerca del sangue occulto nelle feci è in grado di individuare precocemente il tumore del colon-retto, il più diffuso tra gli italiani, ma il 20% dei pazienti colpiti, però, presenta al momento della diagnosi la malattia già in stadio avanzato.
Servono quindi più campagne informative per aumentare il livello di consapevolezza tra i cittadini su questo delicato tema".
All’incontro della Versiliana ampio spazio è dedicato alle novità terapeutiche a disposizione dei clinici e dei pazienti: "L’ultima frontiera dell’oncologia è l’immunoterapia - sostiene Michele Maio, direttore Uoc Immunoterapia oncologica e del Centro di immuno-oncologia dell'Aou Senese -
Si basa sul principio che il nostro sistema immunitario se opportunamente stimolato può contrastare l’avanzata di un tumore. Sono stati presentati molti studi interessanti su diverse patologie: si associa alla chemioterapia, alle terapie target e alla radioterapia con risultati davvero insperati fino a pochissimi anni fa". "A livello di ricerca medica, resta ancora molta strada da percorre soprattutto per quanto riguarda certe forme di cancro particolarmente insidiose - aggiunge Cognetti - ed esiste infine l’annoso problema della sostenibilità del sistema sanitario nazionale.
Attualmente - ricorda - in Italia registriamo percentuali di sopravvivenza più alte rispetto alla media europea per molte neoplasie.
Se vogliamo continuare ad avere questo primato servono nuovi investimenti, soprattutto per quanto riguarda la prevenzione.
Dobbiamo riuscire il più possibile ad aumentare i comportamenti salutari tra i cittadini e anche il numero delle diagnosi precoci", conclude il presidente della Fondazione 'Insieme contro il cancro'.
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