Se ne parla molto ultimamente e molte sono le ricerche in corso nella nuova ottica di combattere i tumori;
affamare la Bestia. Un team congiunto di scienziati del Cancer Research UK Beatson Institute e dell’University of Glasgow ha infatti scoperto che, eliminando dalla propria alimentazione “serina” e “glicina”, le cellule malate diventano più fragili. La serina e la clicina sono amminoacidi polari.
vedi tabelle Qui Sotto:
Secondo i ricercatori, la cui ricerca è stata pubblicata sulle pagine della prestigiosa rivista scientifica Nature,
il tumore morirebbe letteralmente di fame.
La strategia sembra dunque quella di “affamare” il cancro,
togliendo in maniera altamente controllata, cibi che contengono particolari molecole che non sono “essenziali” nel senso che il nostro corpo è capace di produrli da sé.
Questa tattica, di fatto non nuovissima, potrebbe favorire il successo delle cure, rendendo la malattia più suscettibile alle terapie.
Gli amminoacidi sono i mattoncini di base delle proteine e l’organismo umano non è in grado di produrli tutti, ma alcuni deve assumerli attraverso l’alimentazione.
Questi sono detti amminoacidi essenziali.
Non è questo il caso di serina e glicina che le cellule sane del nostro corpo sono in grado di produrre da sé, ma non quelle malate di certi tumori.
Ecco perché togliendo tali amminoacidi si “affama” il cancro ma non le cellule sane.
Gli esperti dei due istituti hanno studiato linfomi e tumori intestinali su topolini.
Nel corso della sperimentazione li hanno alimentati con una dieta priva di serina e glicina, vedendo che il tumore inizialmente rallentava la sua crescita e in un secondo momento diventava più suscettibile ai farmaci convenzionali oggi in uso.
Il prossimo passo, spiegano gli autori della ricerca, sarà allestite dei tria clinici su pazienti per vedere se diete rigidamente controllate (preparate e gestite da medici esperti) e prive di questi amminoacidi possano conferire un qualche vantaggio terapeutico al paziente.
La scoperta, che viene vista positivamente dalla comunità scientifica, lascia tuttavia perplessi alcuni luminari italiani. “Quando abbiamo tentato di prendere le cellule tumorali per fame, eliminando il glucosio dalla dieta dei pazienti – ha spiegato Maurizio Muscaritoli, presidente della Società Italiana di Nutrizione Clinica e Metabolismo, nonché docente alla Sapienza – abbiamo fatto più che altro danni, proprio perché l’organismo è in grado di produrre autonomamente questo nutriente.
Ben vengano tutti questi tentativi, ma finora non siamo mai riusciti a tradurre i risultati ottenuti sui topi anche sull’uomo”.
Se ne è parlato spesso ultimamente, sia sul web che in televisione, è certo che il nostro intervento sta distruggendo questa civiltà. E' certo che dietro un certo modo di vivere ed alimentarsi c'è un segreto che può portare ad una vita longeva e sana.
Gli Hunza, la
popolazione più longeva del mondo.
E’ il popolo degli
Hunza: questa popolazione non solo vive in media 130-140 anni ma non conosce
neppure le nostre tanto temute patologie degenerative, il cancro, malattie del
sistema nervoso, ecc..
Vivono al confine nord del Pakistan all’ interno di una valle
sulla catena Himalayana e sono la popolazione in assoluto più longeva della
terra.
La nostra èlite medica
si vanta di tenere in vita i nostri anziani fino agli 80 anni e oltre.
Ebbene, gli Hunza, senza
ricorrere ai prodigi della nostra scienza mendica, a cento anni sono vivi,
incredibilmente attivi, lavorano ancora nei campi e curano i loro figli con
estrema vivacità e vitalità.
Le donne Hunza sono
ancora prolifiche anche oltre i novant’anni. Chiaramente per riuscire a
concepire a tale età, il loro fisico è ancora piuttosto giovanile e non ha
nulla a che vedere con le nostre novantenni.
Gli strumenti indiscutibilmente più utili alla loro longevità
paiono essere il lungo digiuno a cui sono sottoposti ogni anno, l’alimentazione
vegetariana e l’acqua alcalina presente nelle loro terre.
Gli Hunza vivono infatti
dei frutti della natura e soffrono anche un lungo periodo di carestia nei mesi
invernali.
Adottano forzatamente quello che i naturopati definiscono “digiuno
terapeutico”.
L’altopiano su cui vivono, in Pakistan, è un luogo in gran parte
inospitale e non dà raccolto sufficiente per alimentare i 10.000 abitanti Hunza
per tutto l’anno.
Coltivano orzo frumento,
miglio, grano saraceno e la verdura da orto: pomodori, cavoli, spinaci, rape,
piselli e avevano numerosi gli alberi di noci e albicocche, ciliegie, more,
pesche, pere e melograni.
Fino a marzo però,
quando matura l’orzo, digiunano anche per settimane intere (fino a due mesi in
semi digiuno) per poter razionare i pochi viveri rimasti in attesa del primo
raccolto.
Il bello è che questa “bizzarra” consuetudine, che secondo
vecchi concetti di nutrizionismo porterebbe a debolezza, morte e distruzione,
al contrario nel corso degli anni ha prodotto nella popolazione straordinarie
capacità di vigore.
Un Hunza può andare camminare tranquillamente per 200 km a
passo spedito senza mai fermarsi.
Le forti doti di resistenza sono conosciute in tutto
l’oriente, tanto che nelle spedizioni Himalayane, sono assoldati come portatori.
Anche in molti animali
il digiuno è una cosa normale per la sopravvivenza, nei periodi di carenza di
prede.
In autunno gli stambecchi, camosci e cervi mangiano molto di più per
accumulare grasso per l’ inverno, che a causa dell’ altitudine dove vivono, non
permette l’ approvvigionamento di cibo sufficiente.
Il bello che i violenti
scontri che i cervi hanno tra di loro per l’ accoppiamento e la successiva
fecondazione avvengono proprio in pieno inverno, quindi praticamente a digiuno,
che non compromette, anzi enfatizza le loro energie.
Gli uccelli migratori
mangiano a fine estate più del fabbisogno e quando partono verso i luoghi più
caldi sono talmente grassi da pesare il doppio del normale. Ma durante la
migrazione, che può arrivare anche a 5000 km, non si fermano mai e a fine corsa
il loro perso ritorna normale.
I lupi cacciano per
giorni, ma poi possono restare per settimane senza mangiare e nello stesso
tempo percorrono grandi distanze per procacciare altro cibo, vivendo con il
solo grasso corporeo come del resto quasi tutti i predatori.
Anche i pesci digiunano,
come per esempio il salmone, che nella sua famosa risalita del fiume non
ingerisce nulla, nemmeno nel successivo periodo della posa delle uova.
In sostanza il digiuno è
una condizione che non è quindi nata da 10.000 anni, ma da milioni di anni
della storia stessa dell’uomo/animali ed è per questo che apporta molti
benefici.
Acqua alcalina L’ultimo elemento fondamentale per la forza, e la longevità
di questo popolo fu la composizione dell’ acqua.
Dopo diversi studi
emerse che l’acqua degli Hunza possedeva elevato pH (acqua alcalina), con
notevole potere antiossidante ed elevato contenuto di minerali colloidali.
Effettivamente come
sperimentatore e ricercatore indipendente devo dire che digiunare con acqua
alcalina è molto più semplice che digiunare con acqua di rubinetto o
imbottigliata.
L’acidosi metabolica
innescata dal digiuno prolungato viene infatti compensata e il ph rimane più
stabile.
Per quanto riguarda
l’alimentazione ho già spiegato che l’unico frutto a mantenere il ph umano
stabile è la mela rossa; nel digiuno invece ci si può aiutare bevendo acqua
alcalina, acqua con argilla verde ventilata, o facendo lavaggi interni/esterni
con acqua e sale integrale.
Oggi il territorio degli Hunza è stato intaccato dalla
società “evoluta” e anche lì sono arrivati cibi spazzatura, farina 0
impoverita, zucchero bianco, sale sbiancato chimicamente, ecc… e con loro le
prime carie, le prime problematiche cardiovascolari, i primi problemi reumatici
che l’Occidente evoluto conosce bene.
In pochi sono riusciti a
scampare da questo inquinamento “evolutivo” evitando ogni forma di contagio con
usanze e abitudini percepite ad istinto come innaturali e dannose.
Andrea Conti Dottore in Fisioterapia Università degli Studi di Roma
Vi allego qui di seguito un'articolo scritto per noi dalla cara amica Isabella Gioffré.
Parliamo di
ciò che nell’immaginario collettivo è vista come una sconfitta, un limite alla
vita: la Malattia.
In molti
casi questa parola è legata alla paura, alla dipendenza, alla manipolazione
farmaceutica e psicologica che questo sistema sociale impone e utilizza per
spegnere l’esistenza umana.
Come ben
evidenziato nei social tutto l’organico politico-economico spinge alla
Sicurezza che pian piano ci sta togliendo la libertà!
Essere
liberi è legato non solo e sempre a poter fare ciò che ci piace ma,
soprattutto, a essere in grado di sentire, pensare scegliere per noi stessi
senza vincoli o credenze ormai virali su questo pianeta.
La malattia
viene usata e spiegata in mille modi da tanti operatori della medicina
allopatica e di quella olistica.
Spesso le emozioni e l’instabilità che
scaturiscono dalla malattia portano le persone a cercare la soluzione
fuori di se stessi e ad affidarsi a chiunque possa prendersi
apparentemente in carico la soluzione del problema.
Difficilmente
le persone utilizzano la malattia intendendola come una reazione di compensazione fisica a ciò che il processo
psicologico-emozionale non è riuscito a risolvere.
Il corpo
sprigiona cellule deviate o in eccesso esattamente come sprigiona eccesso di fuoco ( esempio le
infiammazioni) o di acqua ( esempio i versamenti ) o di aria ( esempio i
gonfiori ) per andare a fermare l’attività fisica e richiamare l’attenzione
della mente sul corpo.
La malattia è una segnalazione del disagio che nasce
all’interno di noi stessi e del quale, spesso, non vogliamo risolvere la causa
ma solo i sintomi.
Per questo
motivo ultimamente c’è un divulgarsi di medicine più o meno scientifiche e di
tecniche olistiche (a volte esoteriche) che garantiscono la guarigione.
La
guarigione passa solo attraverso la piena consapevolezza che tutto ciò che
viviamo corrisponde esattamente alla vibrazione in cui soggiorniamo.
Sin
dall’antica Grecia e ancor prima nelle civiltà Mesopotamiche , si era a
conoscenza che il pensiero modifica lo stato vibrazionale e quindi
elettromagnetico del corpo e delle cellule.
Una visione
della vita omnicomprensiva e basata sulla responsabilità intesa come essere abili a rispondere delle proprie
azioni e quindi liberi di co-creare, è l’unica via per poter trasformare la propria
esistenza di giorno in giorno.
Impariamo
ad osservare qualunque livello di malattia come un urlo che arriva dalla nostra
anima e ci dice: Dove sei? Dove stai andando? Chi sei davvero?
La finalità
della nostra vita è di vivere la gioia dell’esistenza e riconoscere la nostra
divinità in ogni gesto, pensiero e
sensazione.
Le tecniche
olistiche basate solo sull’approccio mentale non portano grandi risultati .
Esattamente
come la malattia arriva per riequilibrare una serie di comportamenti poco
funzionali all’espressione dell’essere, così bisogna prendere in considerazione più elementi per
ritrovare la strada e fare della malattia un’opportunità e non una morte
annunciata.
Per portare
equilibrio ci sono molte vie , basta ricordarsi che mente, corpo e spirito sono
un’unica espressione dell’essenza umana.
Alimentazione,
respirazione, attività fisica, espressione di se stessi attraverso attività
creative, silenzio, non attaccamento, ringraziare, oggettività, ascolto, sono
alcune delle cose che possono aiutarci ad evitare di scivolare nell’appiattimento celebrale,
emotivo e psicologico che sono il
miglior terreno affinchè arrivi la malattia.
Impariamo
ad osservare ogni forma di malattia come una richiesta di aiuto dal nostro mondo
interiore e chiediamoci:
Quando e
come ho tradito me stesso?
A chi e a
che cosa ho ceduto il mio potere personale?
Quanto ho
vissuto la mia libertà?
Dove sono
finiti i miei sogni, l’entusiasmo e la passione?
Quanto sono
a servizio di un sistema che mi rende schiavo di apparenze e di servilismo?
Ognuno di
noi sa ed è cosciente delle risposte, la difficoltà è scegliere di vederle e
cambiarle.
Il cambiamento
è l‘azione indispensabile per portare a
compimento lo scopo della vita qui sulla
terra.
Un
suggerimento in ambito olistico?
Diffidate
di guarigioni esterne che non contemplino una vostra scelta interiore,
diffidate di pozioni e di amuleti magici, allontanatevi da chi vi chiede di
diventare seguaci o adepti, da chi vi dice che solo attraverso di lui/lei troverete
la guarigione, fate molta attenzione ad evitare la dipendenza da cose e da persone.
Ricordatevi:
la guarigione a tutti i livelli è una scelta interiore!
Un
operatore può aiutarvi a ritrovare la forza e l’energia per mettervi in
contatto con la vostra divinità interiore , può aiutarvi a lasciar andare un
esubero emozionale, può aiutarvi a fare silenzio e chiarezza, ma……… i passi da
fare sono solo vostri!
La vita è
un’esperienza magica che utilizza la dualità solo per permetterci di essere il
meglio di chi siamo.
Siate
presenti, accettate ciò che avete co-creato, e osservate tutto ciò che potete
cambiare e cambiatelo!
Articolo nuovo mi lImito a fare un copia incolla mi riservo di controllare i dati visto che non esiste una vera banca dati nazionale.
di Adnkronos
Lucca, 8 ago. (AdnKronos Salute) - Nonostante il 46% dei cittadini consideri ancora il tumore una patologia incurabile, 6 pazienti su 10 riescono a sconfiggere la malattia, e sono in totale un milione e 900 mila le persone che si possono considerare guarite perché hanno superato la soglia dei cinque anni dalla diagnosi.
Questi dati saranno al centro del convegno 'Il male curabile, le ultime frontiere contro il cancro' che si tiene oggi al Caffè della Versiliana a Marina di Pietrasanta (Lucca). "Grazie alle nuove cure e alle diagnosi precoci anche quello che è stato definito come 'il male del secolo' sta diventando una malattia sempre più cronica - osserva Francesco Cognetti, presidente della Fondazione 'Insieme contro il cancro' -
Questo comporta tutta una serie di nuove sfide che l’intera collettività deve saper affrontare. Ritorno al lavoro, desiderio di diventare genitori, possibilità di accedere ai servizi fondamentali come tutti gli altri cittadini sono solo alcune delle esigenze di una persona che lotta (o che ha lottato) contro una neoplasia". "Dobbiamo però anche constatare che in Italia manca una vera e propria cultura della prevenzione oncologica. Alcuni comportamenti scorretti - sottolinea Cognetti - sono infatti ancora troppo diffusi e interessano anche i giovani.
Per esempio, fuma regolarmente il 22% della popolazione e le donne con questo vizio sono aumentate di oltre 1 milione nell’ultimo anno". "Anche l’adesione ai programmi di screening è insufficiente - evidenza Cognetti -
La ricerca del sangue occulto nelle feci è in grado di individuare precocemente il tumore del colon-retto, il più diffuso tra gli italiani, ma il 20% dei pazienti colpiti, però, presenta al momento della diagnosi la malattia già in stadio avanzato.
Servono quindi più campagne informative per aumentare il livello di consapevolezza tra i cittadini su questo delicato tema".
All’incontro della Versiliana ampio spazio è dedicato alle novità terapeutiche a disposizione dei clinici e dei pazienti: "L’ultima frontiera dell’oncologia è l’immunoterapia - sostiene Michele Maio, direttore Uoc Immunoterapia oncologica e del Centro di immuno-oncologia dell'Aou Senese -
Si basa sul principio che il nostro sistema immunitario se opportunamente stimolato può contrastare l’avanzata di un tumore. Sono stati presentati molti studi interessanti su diverse patologie: si associa alla chemioterapia, alle terapie target e alla radioterapia con risultati davvero insperati fino a pochissimi anni fa". "A livello di ricerca medica, resta ancora molta strada da percorre soprattutto per quanto riguarda certe forme di cancro particolarmente insidiose - aggiunge Cognetti - ed esiste infine l’annoso problema della sostenibilità del sistema sanitario nazionale.
Attualmente - ricorda - in Italia registriamo percentuali di sopravvivenza più alte rispetto alla media europea per molte neoplasie.
Se vogliamo continuare ad avere questo primato servono nuovi investimenti, soprattutto per quanto riguarda la prevenzione.
Dobbiamo riuscire il più possibile ad aumentare i comportamenti salutari tra i cittadini e anche il numero delle diagnosi precoci", conclude il presidente della Fondazione 'Insieme contro il cancro'.
La fitoterapia è il trattamento a base di erbe medicinali .
Definiti erroneamente “non convenzionali”, i trattamenti con le erbe medicinali hanno radici antichissime. La fitoterapia è l’attività, consolidata in anni di utilizzo, oggi è spesso confermata dalla scienza.
Tutte le civiltà che si sono avvicendate nella storia dell’uomo hanno sperimentato e studiato le proprietà terapeutiche di numerosissime piante, e ci hanno lasciato in eredità veri e propri trattati su questi rimedi naturali.
E oggi la fitoterapia
è considerata a tutti gli effetti facente parte della medicina ufficiale.
Grazie alle sue proprietà curative reali (e confermate dalla scienza sperimentale) si propone come mezzo adiuvante e complementare alla pratica medica convenzionale.
La differenza fondamentale con i prodotti di erboristeria è che questi ultimi non devono necessariamente contenere principi attivi, essendo privi di specifiche indicazioni terapeutiche.
I rimedi fitoterapici, al contrario, presentano indicato sulla confezione il titolo ovvero la quantità di sostanza attiva, e ciò permette oltre alla standardizzazione dei prodotti, cioè la presenza di una stessa quantità di principio attivo, la precisa indicazione terapeutica.
La scienza medica convenzionale ha usato, in forma pura o modificata, per la produzione di farmaci.
Solo per fare due esempi noti, ricordiamo l'acido acetilsalicilico, derivato dell’acido salicilico della corteccia del salice (da cui il nome) e la morfina, che arriva dall’oppio estratto dal papavero.
I principi in uno stesso preparato fitoterapico è posto in contrapposizione con un agente farmacologico "solista", così com’è presente in un farmaco convenzionale.
Le piante:
veri e propri laboratori chimici. Le piante sono tra le maggiori fornitrici di sostanze medicamentose e devono essere considerate veri e propri produttori e contenitori dinamici di sostanze ad azione farmacologica. Gli oli essenziali, le resine e i polisaccaridi contenuti nelle mucillagini e aventi proprietà emollienti e coadiuvanti del transito intestinale.
Infine, numerose sostanze dotate o che esibiscono di proprietà antibiotiche e viricide azioni antinfiammatorie, antiossidanti e antitumorali. Le preparazioni fitoterapiche sono ottenute dal materiale vegetale fresco o essiccato.
Partendo dalla pianta fresca si ottengono la tintura madre e il macerato glicerinato, chiamato anche gemmoderivato.
La pianta secca dà invece origine a forme farmaceutiche come la tisana, la polvere, l’estratto fluido e l’estratto secco.
Per gli usi fitoterapici oggi si tende a preferire l’estratto secco nebulizzato, che offre alta concentrazione di principio attivo e biodisponibilità ottimale, oltre a elevata affidabilità e riproducibilità dell’azione terapeutica. Infine, per distillazione o spremitura della pianta fresca o essiccata si ottengono gli oli essenziali.
Ricordate che ogni sostanza dotata di una reale attività può al tempo stesso risultare anche nociva.
Si devono poi considerare anche le possibili interazioni con i farmaci tradizionali.
In particolare oggi sappiamo che esistono molte piante che interagiscono con i farmaci, riducendone o potenziandone pericolosamente l'attività.
Buon giorno a tutti Voi, ho deciso di mettere nel Blog una pagina al nostro servizio che troverete qui in alto o premendo QUI
E' ovvio che le persone che leggono questo Blog " CONVIVERE CON IL TUMORE "
sono direttamente interessate o indirettamente perchè hanno parenti e/o amici coinvolti,
anche se essendo informativo è fruibile da molti altri; credo sia necessario uno spazio dove
poter porre delle domande e ovviamente aver le risposte.
Io non sono in grado di poter soddisfare ciò e non lo ritengo corretto quindi; condividiamolo.
Non c'è nessun limite alle domande e per quanto riguarda le risposte io farò da filtro nel senso che verificherò la buona educazione.
Può capitare come a me successo che non si trovi un determinato prodotto e c'è chi può dare indicazioni o procurarlo, c'è chi non usa più un prodotto lo può vendere o regalare.
I Ganoderma o Reishi sono due specie di funghi (Ganoderma o Reishi Rosso e Ganoderma o Reishi Nero) che si dice abbiano proprietà miracolose.
Il Ganoderma o Reishi è un fungo saprofita della quercia e del castagno; come tale, per vivere, necessita del relativo substrato legnoso in decomposizione.
Il Ganoderma o Reishi è un fungo officinale impiegato nelle varie tecniche mediche tradizionali orientali; i principi attivi del Ganoderma o Reishi sono:
I polisaccaridi β-glucani e gli etero-β-glucani, molecole notoriamente anti-tumorali ed immunostimolanti
Proteine definite Ling Zhi-8 (LZ-8), peptidi anti-allergici, ipocolesterolemizzanti ed ipotensivi
Acidi ganoderici (triterpeni), steroli in grado di ridurre le reazioni allergiche limitando la produzione di istamina, ottimizzando la respirazione cellulare e favorendo la funzionalità epatica.
Stando alle ipotesi della medicina tradizionale asiatica, il fungo Reishi curerebbe una lunga serie di disturbi e patologie.
Come già ricordato, non tutte trovano ancora conferma nell’evidenza scientifica, quindi non è detto che l’assunzione porti ai risultati sperati.
Sempre nella necessità di dover consultare il parere di uno specialista, le applicazioni più frequenti si possono così riassumere:
Infiammazioni: grazie a sostanze dall’effetto cortisonico, sembra che il Ganoderma Lucidum sia indicato per il trattamento di qualsiasi infiammazione, riducendo al contempo dolore, eventuali gonfiori e accelerando i processi di guarigione;
Pressione sanguigna e colesterolo: il fungo pare esplichi gran parte delle sue funzioni a livello vascolare, dove riduce la pressione sanguigna – quindi può essere indicato ai soggetti ipertesi – e contrasta il colesterolo cattivo, responsabile dell’occlusione di vene e arterie e quindi di conseguenze anche molto gravi, come infarto e ictus.
Sempre a livello di vasi sanguigni, il Ganoderma lucidum sarebbe preventivo delle trombosi, poiché ricco di principi attivi fluidificanti del sangue;
Sistema immunitario: le proteine rinvenute nel rimedio stimolerebbero l’attività del sistema immunitario, incentivando l’attività dei linfociti T e delle cellule Natural Killer.
Test in vitro confermerebbero un’azione utile contro alcuni tipi di virus, come quello dell’influenza e l’herpes simplex, ma anche le micosi come quelle da candida.
Sempre a livello immunitario, e in abbinato al potere cortisonico, il ritrovato potrebbe regolare le blande reazioni allergiche, riportando la liberazione di istamina a livelli stabili.
Un effetto dovuto agli acidi ganoderici, utili al trattamento dell’orticaria;
Controllo del peso: l’assunzione di fungo Reishi si dice possa accelerare il metabolismo, perciò potrebbe essere utile per bruciare grassi più velocemente o come coadiuvante delle diete.
Il tutto con parsimonia e attenzione, tuttavia, poiché il rimedio agisce sulla glicemia, già modificata dal regime alimentare in corso.
Il Ganoderma Reishi può anche essere consumato in forma alimentare.
Per favorire la conservazione del fungo è necessario, dopo la raccolta, tagliarlo ed essiccarlo; al momento del consumo, le modalità di cottura da prediligere per l'assunzione sono la bollitura (per le zuppe) e l'infusione (per le bevande).
La differenza tra gli integratori a base di Ganoderma o Reishi e l'analimeto/bevanda consiste nella concentrazione dei principi attivi, senz'altro maggiore negli integratori rispetto al fungo essiccato; tuttavia, se è vero che gli integratori di MAGGIOR qualità vengono commercializzati sotto forma di concentrato puro in principi attivi, quelli più scadenti vengono dalla semplice polverizzazione della polpa fungina essiccata e contengono livelli di principi attivi esponenzialmente più bassi.
Tratto da http://www.my-personaltrainer.it/alimentazione/ganoderma-reishi.html
Navigando, navigando ci si scontra sempre con cose interessanti; in un mare di informazioni ci si immerge con senso critico per dare modo a se stessi di porsi domande e darsi risposte.
Nelle pagine di questa mia vetrina non darò mai risposte sarà solo il racconto o la traccia di un viaggio alla ricerca.
....................Lei ha il cancro
L'avevo ormai capito, Dottore.
È stata l'unica cosa che sono stato capace di dire. L'avevo ormai capito: avevo il cancro.
Lui mi fssava paterno, quasi sconsolato, ma di tanto in tanto si faceva severo e grave.
Senta, Le fisso immediatamente un primo ciclo di terapia. Non deve neppure farsi fare l'impegnativa, penso a tutto io. Verrà qui al padiglione a fanco, ogni due settimane per 6 volte, alle 8.00 del mattino, a digiuno. Le faremo gli esami del sangue e poi il trattamento, potrà tornare a casa nel pomeriggio. Le va bene cominciare giovedì di settimana prossima? E mentre scandiva, quasi fosse una strada ormai conosciuta, largamente battuta, il nostro, mio, percorso, io mi sentivo quasi ferito nel mio orgoglio. Inerme, di fronte alla malattia. Desideroso di sapere.
Sì, certo, cioè... mi spieghi meglio, Dottore. Dopo un'infnità di esami, riesco ad incontrarLa solo oggi e Lei mi sta dicendo che sto per cominciare la chemioterapia...sono disorientato, sta accadendo tutto troppo velocemente. Guarirò? In quanto tempo? Mi chiese di ascoltarlo attentamente. Si ricorda di quel dolore all'addome di cui mi parla ogni volta che ci vediamo? La TAC ha evidenziato una neoformazione in una posizione in cui è impossibile intervenire chirurgicamente, quindi ci rimangono la chemioterapia e la radioterapia. Ho parlato del suo caso con i miei colleghi proprio ieri, siamo tutti d'accordo sul cominciare con un ciclo di chemio. Nella sua cartella non trovo il riferimento telefonico di un familiare, me ne lascia uno? Allora giovedì Le va bene? Diversamente ho un posto libero anche il lunedì successivo.
338-2884255, è mio cugino, non mi rimane nessun altro. Giovedì, certo, perché giovedì non dovrebbe andarmi bene? La mia Salute viene prima di qualsiasi altra cosa, qualsiasi impegno avessi per giovedì può sicuramente aspettare. Però, Dottore, io volevo sapere cosa mi farete. Perderò i capelli come il mio amico Walter? E poi quanto durerà questa terapia? Dopo sarò guarito? Il gioco si fece duro, come il suo sguardo. Cosa vuole sapere ancora? Il nome del farmaco che useremo nel suo caso? Vuole forse proporne Lei un altro? Perché non mi ascolta? Le ho detto che cominceremo con un ciclo di 6 terapie, una ogni due settimane, sempre di giovedì. Le ho anche detto di presentarsi a digiuno alle 8.00, cos'altro deve sapere? Non ho la sfera di cristallo per poterLe dire se le occorreranno altri cicli, né tanto meno come reagirà il Suo Corpo alla cura e se decideremo di utilizzare anche la radioterapia. Lei è in buone mani, sia paziente e vedrà che andrà tutto bene.
Sì, deve scusarmi ma il fatto è che ho saputo di avere un tumore solo 5 minuti fa e adesso, quasi senza accorgermene,7 sono già sotto chemioterapia...
Non mi ha detto che lo aveva già capito? In casi come il Suo è molto importante intervenire tempestivamente. Non è contento di poter cominciare subito la cura? La Sanità Pubblica funziona davvero bene, Lei non ha idea di quanto costi il nuovissimo farmaco che Le somministreremo e Lei non deve neppure pagarlo! Soli pochi anni fa la gente moriva di malattie come la Sua e Lei si preoccupa della sua capigliatura? Dia retta a me, che di casi come il suo ne vedo tanti, faccia tutto quello che Le dico e vedrà che andrà tutto bene.
Grazie Dottore, mi scusi ancora. Io non ho studiato come Lei ma, prima che me ne vada, mi permetta un'ultima domanda: Lei al mio posto adesso cosa farebbe? ... Comincia così la storia di chi come me scopre il TUMORE o CANCRO, io ho continuato a leggere potete farlo anche voi...
Questo libro deve essere considerato un romanzo e il suo contenuto non può essere inteso in alcun modo come consiglio terapeutico in quanto l'Autore non possiede titolo legalmente valido in Italia per suggerire terapie.
L'Autore declina quindi ogni Responsabilità per l'uso autogestito dell'informazione scientifca contenuta in questo testo e, per legge, deve invitare a consultare il proprio medico prima di intraprendere qualsiasi iniziativa conseguente alla lettura di questo libro.