quando l'unione fa la forza
Non è un'alternativa e una non esclude l'altra.
Anzi: è proprio usandole insieme che si può star meglio
Prima di tutto dovrebbe entrare nel linguaggio comune che tutto ciò che riguarda la medicina naturale è "complementare", perché si può ben comprendere come la parola "alternativo" nel suo significato ci rimandi ad un'idea di "scelta", quindi per molti quella di usare solo prodotti naturali e non medicine.
E qui si genera già confusione: infatti la medicina allopatica offre indagini, diagnosi, cure, interventi che innegabilmente curano e la maggior parte delle volte guariscono, e tutti gli studi in continua evoluzione lo dimostrano.
La medicina complementare invece, è basata sulla prevenzione, il trattamento e la promozione della salute ottimale attraverso l’uso di metodi terapeutici e modalità che incoraggiano il processo di autoguarigione e non sono invasivi.
Nel 2010 l'OMS ha sancito che, "se praticata correttamente, può contribuire a proteggere e migliorare la salute e il benessere dei cittadini".
In ogni lavoro ci sono professionisti seri e no, e se milioni di italiani utilizzano rimedi verdi e si affidano alle terapie non convenzionali migliorando la loro qualità di vita forse è davvero il caso di fermarsi e chiedersi il perché. Sarà perché sono seguiti da medici e terapeuti validi? O perché, seguendo percorsi di questo tipo, si attiva quella consapevolezza che permette di distinguere ciò che ci fa stare meglio da ciò che ci danneggia? Oppure per non ricorrere subito a farmaci quando davvero non occorrono?
Seguire queste vie non significa che se si ha un'infezione non si prende l'antibiotico o se si ha un tumore non si segue il protocollo medico oncologico. Significa, come capita ormai sempre più frequentemente, cercare un supporto, consigli per gestire meglio gli effetti collaterali delle cure senza esagerare con i farmaci, ma soprattutto per ottenere ascolto. Troppo facile cadere nel tranello degli animi semplici e suggestionabili che vengono abbindolati dagli stregoni, quelle sono altre storie, non è medicina complementare, la cui esperienza dai tempi più antichi ci ha portato fino a qui.
Le statistiche confermano, tra l'altro, che chi si riferisce a queste vie è un'utenza colta, informata e attenta al proprio corpo e alle proprie emozioni.
Proviamo a ricordare com'era la figura del medico di una volta, e come visitava: non lo ricordiamo un po' dottore e un pò confessore, con l'intento di sviscerare in profondità un'anamnesi utile non solo per la diagnosi, ma per la cura e per il sostegno dell'ammalato?
Oggi il medico conosce praticamente tutto del nostro corpo, grazie a macchinari straordinari che lo scannerizzano millimetro per millimetro, e a tutto ciò che la scienza studia e scopre (e infatti la vita si è allungata), ma anche tutto questo ha un limite: non arriva all'anima, e purtroppo per "guarire" e per vivere bene deve essere in buona salute anche "lei".
Tutti ormai abbiamo accettato la disumanizzazione dei rapporti sia a livello privato che lavorativo e, volenti o nolenti, ci conviviamo, siamo figli dei tempi e occorre viversela così. Però quando si sta male no, nessuno è disposto ad entrare in un meccanismo in cui si è numeri, in cui i protocolli sono tutti uguali, e visto che noi non lo siamo, abbiamo piacere di essere ascoltati, di fare domande per avere risposte e, anche quando non ci può essere garantita la guarigione, cerchiamo aiuto, forza e speranza per gestire sentenze crude. Vogliamo poter essere considerati e compresi, conoscere per scegliere, perchè in definitiva poi chi deve affrontare tutto siamo noi.
Ciò che è da considerare davvero è l'immensa possibilità, grazie alle
cure complementari, di quella mano tesa che è l'ascolto, e vi assicuro che non è acqua fresca, ma una vera e propria cura, non in sostituzione, ma in accompagnamento a tutti gli strumenti tecnici tradizionali.
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