sabato 30 marzo 2013

SONO E VOGLIO FARE LA MAMMA

Devo dare VOCE a ANTONIETTA  

CHE E' e VUOLE FARE LA MAMMA  

La parola più bella sulle labbra del genere umano è Mamma... ogni cosa in natura parla di MADRE e nessuno può sminuire questo ruolo.... >u>La mia storia possa essere di riflessione per tutti ...accetto consigli, opinioni , ecc....Chi scrive è una mamma, una delle tante che si presentano dinanzi ai tribunali con i loro ex compagni e/o mariti per la gestione dei Loro figli. Anch’ io con il padre dei miei figli . mi sono trovata a rivolgermi al TRIBUNALE DEI MINORI ,con mia richiesta ,di sancire un affidamento condiviso rinunciando a qualsiasi emolumento e dando al padre il massimo della disponibilità nel suo rapporto con i figli legittimi ( come da atti) ovvio tutelando la mia vita privata. Se Mi permetto di raccontare la mia storia è perché sono una delle rare mamme che hanno perso “ il loro poter fare la mamma se Volete la loro battaglia “. Termine convenzionale, in quanto non Volevo né voglio fare nessuna battaglia visto che in questi casi ci son solo perdenti e sono i miei figli che non hanno chiesto di essere messi al mondo. Io e il mio ex compagno ci siamo separati per Incompatibilità di carattere, modi di educare diversi e modi diversi di affrontare la vita.

MAMMA

Circa 6 anni fa, avevo deciso di interrompere la convivenza con il mio convivente portando ovviamente via con me i miei figli; non lo feci perché il mio ex non aveva nessun rapporto con il mondo, neppure con la madre e il padre ( separati da molti anni ), non aveva un lavoro e affrontava male ogni cosa. Io con il mio carattere combattivo gli sono rimasta vicino e mi sono impegnata e ho fatto in modo che riallacciasse i rapporti con la famiglia e oltre a ciò, con successo, io mamma,con il mio datore di lavoro chiedendo la sua assunzione in quanto in famiglia il mio stipendio non era sufficiente. Tuttora lavora nella stessa azienda senza onorarmi nel merito ( non mi ha fatto fare bella figura),le cose non sono migliorate anzi, oltre agli stessi problemi si è aggiunto il peso di lavorare insieme; portarsi a casa i vari mal contenti. Non sono più riuscita ( MAMMA ) ad andare avanti…dopo 11 anni di convivenza a luglio 2010 ho deciso di PORRE FINE ALLA MIA INFELICITA’ e al mio continuo mentire a Me stessa e ai Miei FIGLI compresi.

MAMMA

I mie due figli minori A. e A trascorrevano le vacanze estive a casa della nonna paterna e del suo convivente; E mentre continuavo il mio lavoro, ho messo in piedi casa nuova “ con debiti” nel medesimo paese in cui vivevamo, e dove i miei figli ,dove i miei figli andavano a scuola (tra l’altro la casa logisticamente a pochi passi dalla scuola e da tutto il centro cittadino, e a soli 5 minuti in auto dal lavoro e come spesso o meglio sempre faccio 30 minuti a piedi..) Il sig. Papà, che dapprima non voleva lasciare casa per i bambini ”ovviamente” si è poi trasferito a P.. presso la mamma e il compagno della medesima tenendo sempre con se i figli e tutto quello che economicamente era stato costruito compresi regali ed aiuti avuti dalla Mia famiglia. Non mi è mai stato possibile condividere,da mamma, con i piccoli la nuova situazione se non utilizzando i Carabinieri “ma riuscite a vedere una mamma a prendere i figli con le forze dell’ ordine ? “ solo un giorno per poche ore è stato concesso aiutare a dipingere un muro nella nuova casa. MAMMA, obbligata dai fatti ho dovuto mio malgrado economico presentarmi davanti ad un Giudice Tutelare il quale come la legge dice ha legiferato un’ affidamento condiviso e per non stravolgere ulteriormente la vita dei miei piccoli che ormai dall’estate dimoravano a casa della nonna , restavano nell’abitazione della nonna e del padre pur mantenendo la residenza anagrafica a casa mia dove hanno conseguito l’anno scolastico 2010/11, nonostante l’ intervento assiduo del padre per far cambiare percorso a metà anno dei piccoli ( li voleva residenti e a scuola a P..) Il calendario di visite prospettato dal giudice è stato rispettato da me mamma sino a quando i bambini non hanno cominciato il nuovo anno scolastico. Da questo punto si deve Sapere come sono andate le cose: Abbiamo deciso di intraprendere un discorso di mediazione familiare contemporaneamente ad un percorso di visite psicologiche per mio figlio A. di 11 anni in quanto aveva un comportamento vivace e ribelle,a parer mio dovuto allo stile di vita familiare non consono a chi ha figli: sempre a casa, mai gite fuori porta o rapporti con altri bambini fuori orari scolastici …una normale vita sociale vietata e sempre soli. Dai primi esiti “ è parso” l’eventualità di far frequentare ai bambini la scuola di P… tanto sponsorizzata dal padre. La Psicologa … che segue A… non ha rilevato problemi nel ragazzino se non la sofferenza nel vedere litigare i genitori da sempre e che non è poco ma, il cambiamento di scuola non è negativo. Costretta dall’ atteggiamento di tutti gli interlocutori accetto, per, il bene dei piccoli, quanto viene detto non chiamando ovviamente a responsabilità tutti ma Rendendo consapevoli i miei piccoli che tutto questo ci avrebbe allontanati e che anch’io come loro ero Vittima di questo allontanamento in quanto non avrei ne’ a tempi ne’ a mezzi potuto fare quello che è mio dovere , desiderio e Onore di MADRE. Insomma i miei figli ora frequentano la scuola di P. e risiedono con il papà , la nonna e compagno; io non posso accompagnarli a scuola come tutte le mamme fanno perché la distanza non mi consente di tornare in tempo per il mio orario di lavoro e non nego anche le difficoltà economiche visto che fare avanti e indietro 4 volte al giorno non è poco anche se da calendario del giudice dovrei farlo per 3 giorni a settimana. Fossero rimasti a CASA sarebbe stato più facile pur rimanendo a casa del papà a P, il quale dato che lavora con me vicino a CASA , da casa doveva passare e senza nessun problema lasciarli a scuola. Non mi sono sentita aiutata in questo, e a prescindere da me, ho sempre sostenuto che quando ci sono dei problemi questi vanno affrontati, quantomeno si prova, non si scappa e nel caso dei miei figli sono stati AIUTATI A SCAPPARE. A scappare dalla loro realtà e dalla loro mamma…. Mamma giudicata di aver abbandonato la famiglia ( io ho lasciato lui non i miei figli), di non essere una buona madre perché impone loro una nuova figura accanto a lei: ho un compagno. La nostra amicizia nata dopo aver lasciato P. è andata crescendo fino a diventare qualcosa di più e ai miei figli l’ho detto subito. Con loro sono stata e sono un libro aperto… A differenza del papà i miei figli l’hanno accettato, stanno bene quando siamo insieme. Non conviviamo ma quando ho i bambini con me il mio compagno ci raggiunge e usciamo tutti insieme, ci porta in giro a vedere cose che non abbiamo mai visto ( zoo, laghi, montagna…) ma non facendo le veci di un papà ma di un amico, un compagno di giochi e se vogliamo una persona che vuole un mondo di bene alla loro mamma e di conseguenza anche a loro. Tutto facile non ci fossero le disapprovazioni del pafre che probabilmente vive male il tutto dicendo ai bambini di tutto e di più mettendoli a disagio se quando sono con me c’è anche il mio compagno. Insomma la mia felicità secondo il padre, non posso condividerla con i miei figli. Sostiene che , qualora mi sposassi se lui non è d’accordo a far frequentare i bambini a chi sarà mio marito può farlo…il suo comportamento di padre/padrone sta continuando e nessuno lo ferma e non è mia intenzione vivere ancora di rinunce soprattutto quando si parla di sentimenti, affetti… NON RINUNCIO AI MIEI FIGLI NE’ A CHI OGGI MI RENDE SERENA per un’immaturo e non sicuro del suo ruolo di padre. Vedo i miei figli un fine settimana ogni 15 giorni e adesso fanno di tutto e di più oltre l’orario scolastico : lunedì danza moderna e SABATO nuoto così che il mio week end è ancora più corto. Oltre il danno la beffa, mi viene chiesto di pagare ciò che allontana ancor più i figli da me. E allora mi chiedo: COSA VUOL DIRE AFFIDAMENTO CONDIVISO? NON VEDO I MIEI FIGLI ALLO STESSO MODO DEL PADRE! COS’E’ CONDIVISO? SOLO IL DENARO? Mi sono indebitata per metter su casa in funzione dei miei figli, non ho chiesto nulla al padre. Nemmeno ciò che mi apparteneva in quanto pagato da me o che già avevo o hanno regalato. Se i miei figli stanno male non sono io, la loro mamma, a prendermene cura o a far loro le coccole ma LA NONNA PATERNA e io il più delle volte nemmeno lo so perché non mi viene detto, pur sentendoli al telefono tutti i giorni ( se ne guardano bene a dirmi tutto al momento, ma dopo) Sono una CATTIVA MADRE ( mi ha detto Padre) perché sto tardando a dare la metà dei soldi per i libri comprati nuovi ( la scuola aiuta in questi casi ma bisogna vestirsi di umiltà, e per chi vive in una villetta in un paese piccolo, dove conta l’immagine ,è degradante e il padre tiene alla sua immagine) Tutto questo NON E’ STATO DECISO DA UN GIUDICE! Ho le mani legate… non mi rivolgo nemmeno più al mio Legale (non ne ho le possibilità) e le Istituzioni, i vari interlocutori appoggiano solo il padre che sa PARLARE molto bene, sa PARLARE di valori, di psicologia, sa DIRE cos’è giusto e cos’è sbagliato incantando chiunque e nessuno si accorge che chi ha seri problemi di immaturità, di insicurezza che riversa sui figli è LUI, padre. Io lo dico, lo grido ma mi sembra di farlo come in un film muto, manca il sonoro e nessuno mi sente. ED E’ PER QUESTO CHE HO VOLUTO SCRIVERE QUESTA STORIA E FAR SAPERE AL MONDO CHE SONO E VOGLIO FARE LA MAMMA

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